What about writing in another language?

Well, it’s summer and I feel quite sure nobody is going to read this post. People are so busy living their wonderful holidays in cities I’ll never visit…I think I Will be studying at the university for a very long time. 

I thought it could be easier to make this old blog find a new way, let it get new opportunities, if I start writing more posts in English.  Mine could be bad because I rarely use it to write posts on the blog or in social networks, but I think we all have always to try something new. So, I will check it later and decide if this has been a great idea or not. 

Hope you all are enjoying your holidays 🌍🤩

Il caffè del sabato mattina ☕

Posto che la giornata è iniziata di merda perché il mio caffè faceva schifo e, diciamolo, svegliarsi bevendo un liquido potenzialmente destinato a farti fare l’ultimo sonno risulta estremamente complicato.

Dopo aver mangiato una pasta per la colazione mascherata di un qualcosa di vegano ma che poi tra gli ingredienti riportava il miele SÌ IL MIELE CAZZO, ho deciso di migliorare la giornata affrontando un tutorial per migliorare la mia performance di Sultans of Swing al pianoforte. Risultato pessimo, eccetto il primo quarto di battuta. Se con Nothing Else Matters è andata decisamente meglio, ho comunque rovinato la prima metà della giornata cercando di dare una seconda possibilità al caffè gusto Morte. Il fatto che io stia scrivendo si commenta da solo: forse le emissioni del microonde lo hanno reso radioattivo, ma più buono. La caffeina dà sempre una spinta al mio sarcasmo.

Non è finita qui. 

Ho cercato di comporre un curriculum vitae da sola. Ho provato una stupida app e una dozzina di siti e il risultato è stato solo che le mie rughe d’espressione sono aumentate esponenzialmente, e ho capito che il mio anno al corso Programmatori è stato decisamente inutile. Rimarrò disoccupata e con un curriculum a metà, ma potrò dire di averci provato. Regalatemi un dannato MacBook Air e imparerò anche a stilare CV mentre bevo caffè azzurri all’unicorno in una caffetteria dalle tovaglie in velluto rosa, postando foto e storie su Instagram ad ogni momento per soddisfare la curiosità dei miei (nemmeno) mille follower. Che forse mi seguono per pietà o a causa di un misterioso virus che porta il sistema a seguire le sfigate come me che non sanno scrivere un CV.

Detto tutto questo, alle undici del mattino posso affermare che il mio weekend attualmente si prospetta essere un quadro dipinto alla perfezione. Soggetto: Sabato a casa di una sfigata.

Voglio il computer con la mela 

Posto che è domenica ed è la giornata che più considero adatta a lamentarmi, perché non andando a lavorare e rifiutandomi categoricamente di aprire libro ho tempo sufficiente a piagnucolare per qualsiasi cosa mi capiti davanti nell’arco di 24 ore.

Togliendo tutto il tempo che passerò a dormire o a guardare con terrore il libro della Gualmini  (non sono sicura si chiami così), mi avanzano circa dodici minuti e trentatrè secondi.

Certo, se avessi avuto i big money che merito giusto per il fatto di avere un cervello iperattivo e la volontà di svegliarmi prima di mezzogiorno anche nel weekend, avrei di certo lavorato più volentieri sia alla tesi, agli esami e al Blog,  perché mi sarei comprata il meraviglioso computer della mela di cui non cito il brand, tanto sapete rappresenta il cibo masticato da Eva e spalmato su tutti questi aggeggi tecnologici che non saprei nemmeno usare, ma la mia vanità di venticinquenne sognatrice e esteta, nonostante mi piacciano Anche i pupazzi con i Minions, non mi consente di guardarli con indifferenza.

Cioè io adesso avrei potuto sputare su questo post una foto sfavillante con al centro un Mac, a destra la bottiglia di Fitvia e in bocca un panino al prosciutto. Però gli hashtag #healthy #Fit #Apple mi avrebbero aiutata a guadagnare abbastanza followers da pagarmi le vacanze all’Hilton all Life Long. 

Al momento penso che spenderò quelle 1300 euro in altre cose che so usare. Evidenziatori per il libro della Gualmini, ad esempio.

Work in progress ❤

Il Blog ultimamente è caduto in disuso, e mi ritrovo davanti alla faticosa scelta da affrontare, ossia è meglio chiuderla qui e aprire un altro progetto o proseguire con questo nonostante qualche piccolo cambiamento nel succo della storia? Se optassi per la prima strada non sarebbe un po’ rinnegare il passato e tutti questi anni di post a cui sono morbosamente affezionata e per i quali nutro un notevole orgoglio? 

Premesso che la mia vita è notevolmente cambiata da qualche mese a questa parte, e quando volto pagina di solito lo faccio completamente, ma del resto questo è il mio lavoro e non si tratta certo del passaggio da Blogger ad architetto o recensore gastronomico  (!), a prescindere dalla frequenza con la quale posso dedicarmici causa università e notebook assente. Ma ho in mente grandi passi per la prima volta, e non ho intenzione di cambiare pubblico o stile. Vi terrò aggiornati. Buona domenica a tutti ❤

Tutti in Islanda

Premetto di essere affetta da una grandissima e maniacale ossessione (leggi: passione spropositata) per tutto ciò che è neve, freddo, inverno, maglione a trecce, renne, caminetto e abeti. Ergo, sono anche una pazza fanatica del mese più nevicato e dolce che c’è, dicembre.

Di conseguenza, amando tutte queste cose, non potevo che innamorarmi delle foto dei paesi nordici. Quello che recentemente mi ha colpita di più è l’Islanda: non avevo mai pensato a quest’isola fatta di geyser, getti di acqua calda alti decine di metri, che tra l’altro è il Paese europeo meno popolato, con i suoi 322 000 abitanti. Senza contare gli elfi, che pare abitino la penisola di Hornstrandir.

Ricoperta per il 10% di ghiacciai, terra sognante che sembra uscire dalla penna del più romantico dei narratori di favole, sembra veramente avere le sembianze di un altro pianeta, così come ne parla il settimanale #Gioia qualche settimana fa. Il ghiacciaio più grande d’Europa, Vatnajokull, pare abbia una superficie di poco inferiore a quella della nostra meno gelida Umbria.

A quanto pare, visto che io adoro scrivere e leggere non potevo farmi mancare questa perla, gli islandesi non godono soltanto di uno dei sistemi sanitari migliori al mondo, ma sono anche tutti eccellentemente colti (non tutti diventeranno medici, ma scrittori forse sì): leggono come se non ci fosse un domani e sono moltissimi quelli che invece riescono a farsi pubblicare. A proposito, suggerisco “Il rosso vivo del rabarbaro”, di A. Ólafsdóttir.

Quasi l’8% del PIL nazionale è investito nell’istruzione, e se quella obbligatoria e gratuita arriva ai 16 anni, sono molti gli studenti che proseguono il loro percorso terminando l’università.

Io comunque l’Islanda un po’ me la immaginavo come la Norvegia circondata dal mare, nel senso, popolata da alti e biondi mangiatori orgogliosi di salmone dalla polpa grassa e di una tonalità che sfida il corallo. Invece questi nordici lettori accaniti seppelliscono per quasi un semestre della carne di squalo e ne fanno una pietanza tipica, che ingurgitano assieme ad un distillato di patate. Chi non gradisce nutrirsi di pesci che si nutrono di carcasse di barche e persone può optare per un meno aggressivo pesce gatto, per delle cozze o cercare un ristorante italiano dove ordinare della carbonara, una pizza ai quattro formaggi o dei fagioli all’uccelletto. Seriamente: nella capitale, Reykjavik, sembra che i locali dove viene servita la nostra cucina non manchino. Uno di questi è Rossopomodoro (Laugavegur, recensioni decisamente positive). Tra gli altri, Primo Ristorante e la pizzeria Eldofninn.

Sono diversi i siti che organizzano viaggi nella terra dei fuochi, degli elfi e dei lettori assidui: www.islanda.it propone una sfilza di itinerari per tutti i gusti, da quelli individuali a quelli in macchina, da quelli realizzati appositamente per le stagioni fredde a quelli specifici per l’estate.

I prezzi degli alberghi a primo impatto non sembrano bassi, a Reykjavik, la capitale, si può dormire con circa 130 euro al 100 Iceland, e si superano i 300 se si alloggia al Borg.

Il consiglio è quello di dare prima un’occhiata ai numerosissimi siti dove farsi un’idea sia del clima (lunatico), in modo da non avere sorprese una volta arrivato il momento di disfare la valigia in albergo, dei prezzi e dei centri dove alloggiare spendendo sicuramente qualcosa in meno e senza però farsi mancare l’immersione in questa magica atmosfera nordica.

Giorni X

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Song: “Amanda”, Boston

Colleziono giorni X.
Ho un’infinito elenco, che tengo al riparo da occhi indiscreti ricordandoli solo col pensiero e non riportandoli sulla carta, così romantica ma alla portata di chiunque sappia leggere -o frugare nei cassetti-, di giorni X.
Uno dei miei giorni X preferiti è quello in cui mio padre è venuto a prendermi da scuola, un sabato mattina, e all’uscita ha aspettato che giocassi ancora un po’ con le altre bambine. Mi ricordo che l’altalena era rotta e nessuno poteva avvicinarsi. Ero curiosa di sapere come funzionasse quella roba arrugginita che mi avrebbe potuta spingere sino all’altro capo della Luna, ma mi accontentavo dello scivolo e di altre cose così, antichità insomma. Vi parlo della seconda metà degli anni Novanta, mica di ieri mattina a mezzogiorno.
Insomma, i giorni X non sono altro che giornate delle quali ti ritrovi, anni dopo anni, a rivere un particolare scelto con attenzione dal tuo cuore stesso. Ti siedi in poltrona, non importa se perchè passi il Natale solo mentre il tuo amico è in Thailandia, se perchè hai una crisi di gotta o se perchè non hai i soldi per la benzina e non puoi raggiungere i tuoi amici a Ostia.
Incominci a vagare con la mente, dentro meandri che conosci alla perfezione, e allora ti ritrovi lì, magari 20 anni prima, e ti rivedi con quella frangia unta o le punte secche, lo smalto sbeccato o la tuta di jeans che faceva tanto meccanico Volkswagen underground, e ti fai un sacco di domande.
Ti chiedi perchè non gli hai chiesto di uscire. Quel giorno ti avrebbe detto di sì, ne sei sicuro. Oppure, perchè non hai ascoltato tua madre quando ti diceva di non correre, non saresti caduto sul cemento fresco del marciapiede dove il vicino di casa stava ristrutturando il vialetto. Avresti anche una cicatrice in meno adesso, ventisette anni dopo. Ti chiedi perchè quel giorno sei tornata a casa prima, non potevi forse fare un giro in centro o accettare di bere l’aperitivo con le amiche anzichè rincasare alle sei e mezza anzichè alle otto, non l’avresti trovato con un’altra, e a quest’ora avresti un marito. Saresti anche cornuta, ma avresti un marito. Una persona in più da sopportare. Un regalo in più da fare a Natale. Un abbraccio caldo le notti di novembre quando diluvia e nei supermercati iniziano a vendere pandori e panettoni, al pistacchio, senza canditi, al limoncello, al tiramisù, Tartufoni e con la crema ai frutti di bosco.
Io mi sono posta un sacco di domande questi giorni.
Mi sono chiesta perchè non ho accettato qualche compromesso, perchè non mi sono messa in gioco di più, perchè non ho corso il rischio se poi avrei potuto vincere tutto ciò che di più bello avrei potuto desiderare.
Mi sono chiesta se quel giorno, quando stavo andando via e sei arrivato tu, d’un tratto, è stato il destino a sbattermi dentro il tuo orizzonte, e perchè non me ne sono accorta subito. Perchè ero così terrorizzata all’idea di illudermi ancora. Perchè non ho fatto il massimo. Perchè sono rimasta lì seduta su quella poltrona, pensando a tutti i giorni X che avrei voluto vivere con te, ma di cui mi sono privata per orgoglio, paura, PAURA la vince, forse.
Vorrei solo avere la possibilità di ricordarmi di un giorno X, che potrebbe essere anche domani, 29 dicembre, nel quale ho lottato contro quella paura, ho abbattuto quello stupido limite e ti ho rincorso a perdifiato sino ad afferrarti per il maglione grigio, e con uno sguardo ho rischiato.
E, forse, ottenuto.
Ma questo è solo uno di quei giorni X che mi ritrovo ad immaginare, perennemente.

The Versatile Blogger Award

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Avendo letto con grande sorpresa della nomina per il mio blog a questo suppongo divertentissimo e originalissimo Versatile Blogger Award, non posso fare proprio a meno di fare i miei più grandi, affettuosi ed euforici ringraziamenti al blog “Set your beauty free” (http://setyourbeautyfree.wordpress.com/) per avermi scelta!

Le regole per accettare questo award sono le seguenti:

  • Pubblicare il logo che vedete riportato all’inizio di questo post
  • Ringraziare il blog che vi ha nominato
  • Pubblicare i nomi degli altri 15 blog che dovete scegliere e ovviamente informarli tramite un commento
  • Scrivere 7 cose su di voi!

Ho scelto questi 15 blog:

  1. http://setyourbeautyfree.wordpress.com/
  2. http://beautifullikearainbow.wordpress.com/
  3. http://questionedistileblog.wordpress.com/
  4. http://ildiavolovestezara.com/
  5. http://detritidipassaggio.wordpress.com/
  6. http://idreamoffashion01.wordpress.com/
  7. http://simonebocchetta.wordpress.com/
  8. http://davideidee.wordpress.com/
  9. http://carlottavolpi.wordpress.com/
  10. http://comeciliegie.wordpress.com/
  11. http://cityinsauce.wordpress.com/
  12. http://lowcost2coast.com/
  13. http://chiarablacksalad.wordpress.com/
  14. http://unaragazzanoncomune.wordpress.com/
  15. http://summertimetogether.wordpress.com/

Sette cose su di me (sarà difficile trovarne così tante che ancora non ho scritto, esplicitamente o implicitamente, nei miei post)

  1. Ho vinto numerosi concorsi di poesia e scrittura, ma ancora non ho trovato un editore disposto a pubblicarmi
  2. Ho origini beneventane e siciliane
  3. Colleziono miniature di automobili
  4. Mi sono diplomata il 4 Luglio 2013
  5. La mia città preferita è Amsterdam
  6. Il mio album preferito è How Old Are You? di Robin Gibb
  7. Bevo almeno mezzo litro di tè al giorno

Io gelosa??? Oh, no, ti stavo solo guardando male!!!

Buongiorno!! Innanzitutto grazie infinite a chi ha iniziato a seguirmi, e colore che sono rimasti colpiti dal mio post e a chi sta leggendo in questo momento! Sinceramente, grazie! Nonostante il blog sia aperto da un tempo pressochè insignificante, una settimana circa, mi sento già più sicura nel sapere che non scrivo a vuoto, insomma, che qualcuno che mi legge alla fine ci sarà!

Stamattina vi parlo di gelosia: okay, è vero, lo confesso, ho un grande bisogno di sfogare la mia ira! Sono una gelosa tormentata e orgogliosa, che si farebbe torturare pur di non mostrarlo, ma che poi muore dentro. Questo è un grande problema comune, ma dopotutto, esiste davvero una persona che non è mai stata gelosa di niente e nessuno? Io non lo so, se voi la conoscete fatemelo sapere, sono curiosa di sapere di quale antidoto si serve!

Io personalmente passo il tempo a distruggermi il fegato in silenzio. Del tipo, esco la sera con le amiche, momentaneamente ignorante il fatto che le località di mare in Sardegna le sere estive siano piene zeppe di turiste romane, campane, lombarde, venete, svedesi, russe, tedesche, spagnole, americane (e va bene su, ve lo dico, a me di svedesi e spagnole non è che mi importi, sto parlando di determinate persone di determinati posti, e non volendo riportare direttamente nomi e indirizzi ho aggiunto qualche altra appartenenza geografica!!!) TUTTE MOLTO, MA MOLTO, ESAGERATAMENTE belle, ben vestite e soprattutto, mi tocca ammetterlo, SIMPATICHE, e puntualmente becco UN tIpo parlando con UNA di queste. Una sera erano in due, vi dirò, c’è mancato poco che la mia bile non cominciasse a venir fuori dalle orbite insieme agli occhi, che avevo sgranato per illudermi che non fosse lui, ma un sosia, oppure che avessi misteriosamente perso il resto delle mie diottrie, invece, come una torta in faccia, mi sono ritrovata davanti la seguente scena:

TIPO che ti sogni la notte, più carino del solito, con una TIPA in miniabito e sandaletti, e lui che la guarda con aria morbosamente, schifosamente attratta.

Chiudendo la parentesi, aggiungo che passeggiavano vicinissimi, e io volevo soltanto andare in armeria, rubare un fucile da caccia e far volare le loro teste.

La mia ispirazione omicida ringraziando il cielo è durata meno di una frazione di secondo, ovvero l’arco di tempo entro il quale la gelosia è letteralmente esplosa dentro di me (insieme al fegato) e ho iniziato a lagnarmi, a bere caipiroska e a vagare ridendo come una schizofrenica in crisi d’identità per tutto il porto (e vi dico che è grandicello, eh) il che non è stata una bella esperienza.

Lo è stata ancora di meno quando sono tornata a casa e ho inaugurato una lunga settimana di piagnistei logoranti, ho inziato a parlare col gatto pretendendo anche che mi rispondesse, col solo risultato che questo se ne è andato mandandomi a fanculo con un colpo di coda in faccia, ho bevuto una quantità industriale di una nota bevanda d’origine statunitense al sapore di caramello (è pubblicità occulta se dico COCA COLA ZERO???) solo per sentirmi più viva grazie al mal di stomaco e all’ulcera che peggiore le condizioni dei miei organi interni avvelenati. 

Vi dirò che la tipa forse si è accorta che io la stavo guardando.

Lo so che parlare con lui sarebbe molto più semplice, dirgli che sto facendo progressi, mi sto disintossicando dalla Coca Cola zero e il gatto vuole il divorzio, ma “a proposito, chi era quella dolce, bellissima, ragazza che avrei volentieri decapitato venerdì scorso?? <3”, e lui immediatamente scoppierebbe a ridere: “perchè, sei gelosa??”.

Io?

Ma ditemi voi cosa va a pensare la gente…Sempre detto io, troppi pregiudizi.