Inedito #1

dark lips

Ci sono state cose brutte che ho amato, solo perchè facevano parte di te. Ci sono state cose belle che mi sono negata, perchè mi avrebbero portata lontano da te.

Poi mi sono rimaste solo le cose brutte, e anche tu te ne sei andato. Adesso, non ho niente.

Così rispondo sempre. “Non ho niente”.

Giorni X

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Song: “Amanda”, Boston

Colleziono giorni X.
Ho un’infinito elenco, che tengo al riparo da occhi indiscreti ricordandoli solo col pensiero e non riportandoli sulla carta, così romantica ma alla portata di chiunque sappia leggere -o frugare nei cassetti-, di giorni X.
Uno dei miei giorni X preferiti è quello in cui mio padre è venuto a prendermi da scuola, un sabato mattina, e all’uscita ha aspettato che giocassi ancora un po’ con le altre bambine. Mi ricordo che l’altalena era rotta e nessuno poteva avvicinarsi. Ero curiosa di sapere come funzionasse quella roba arrugginita che mi avrebbe potuta spingere sino all’altro capo della Luna, ma mi accontentavo dello scivolo e di altre cose così, antichità insomma. Vi parlo della seconda metà degli anni Novanta, mica di ieri mattina a mezzogiorno.
Insomma, i giorni X non sono altro che giornate delle quali ti ritrovi, anni dopo anni, a rivere un particolare scelto con attenzione dal tuo cuore stesso. Ti siedi in poltrona, non importa se perchè passi il Natale solo mentre il tuo amico è in Thailandia, se perchè hai una crisi di gotta o se perchè non hai i soldi per la benzina e non puoi raggiungere i tuoi amici a Ostia.
Incominci a vagare con la mente, dentro meandri che conosci alla perfezione, e allora ti ritrovi lì, magari 20 anni prima, e ti rivedi con quella frangia unta o le punte secche, lo smalto sbeccato o la tuta di jeans che faceva tanto meccanico Volkswagen underground, e ti fai un sacco di domande.
Ti chiedi perchè non gli hai chiesto di uscire. Quel giorno ti avrebbe detto di sì, ne sei sicuro. Oppure, perchè non hai ascoltato tua madre quando ti diceva di non correre, non saresti caduto sul cemento fresco del marciapiede dove il vicino di casa stava ristrutturando il vialetto. Avresti anche una cicatrice in meno adesso, ventisette anni dopo. Ti chiedi perchè quel giorno sei tornata a casa prima, non potevi forse fare un giro in centro o accettare di bere l’aperitivo con le amiche anzichè rincasare alle sei e mezza anzichè alle otto, non l’avresti trovato con un’altra, e a quest’ora avresti un marito. Saresti anche cornuta, ma avresti un marito. Una persona in più da sopportare. Un regalo in più da fare a Natale. Un abbraccio caldo le notti di novembre quando diluvia e nei supermercati iniziano a vendere pandori e panettoni, al pistacchio, senza canditi, al limoncello, al tiramisù, Tartufoni e con la crema ai frutti di bosco.
Io mi sono posta un sacco di domande questi giorni.
Mi sono chiesta perchè non ho accettato qualche compromesso, perchè non mi sono messa in gioco di più, perchè non ho corso il rischio se poi avrei potuto vincere tutto ciò che di più bello avrei potuto desiderare.
Mi sono chiesta se quel giorno, quando stavo andando via e sei arrivato tu, d’un tratto, è stato il destino a sbattermi dentro il tuo orizzonte, e perchè non me ne sono accorta subito. Perchè ero così terrorizzata all’idea di illudermi ancora. Perchè non ho fatto il massimo. Perchè sono rimasta lì seduta su quella poltrona, pensando a tutti i giorni X che avrei voluto vivere con te, ma di cui mi sono privata per orgoglio, paura, PAURA la vince, forse.
Vorrei solo avere la possibilità di ricordarmi di un giorno X, che potrebbe essere anche domani, 29 dicembre, nel quale ho lottato contro quella paura, ho abbattuto quello stupido limite e ti ho rincorso a perdifiato sino ad afferrarti per il maglione grigio, e con uno sguardo ho rischiato.
E, forse, ottenuto.
Ma questo è solo uno di quei giorni X che mi ritrovo ad immaginare, perennemente.