Nella vita ci sono tante cose che ci fanno male.
Quando siamo bambini nemmeno ci facciamo caso ai problemi dei più grandi, si sa, a quattro anni il grande dolore è non poter guardare il proprio cartone animato preferito, cadere e sbucciarsi le ginocchia (più per la vergogna che per il povero ginocchio!), nei meno fortunati non poter stare per più tempo con i propri genitori (e questo, già è un problema vero, perchè tristemente se ne risentirà per tutta la vita).
Beh, vi confesserò, quando avevo quattro anni non avevo alcun problema. Giocavo allegramente con i bambini della mia età, ridevo come una matta, andavo in bicicletta (lo ammetto, le mie gite in bicicletta, rigorosamente a quattro ruote, si limitavano al cortile. Oh cielo, pessimo!), al mare, e nonostante fossi totalmente negata nel costruire un dannatissimo castello di sabbia, mi divertivo da morire, facevo amicizia e stavo attenta che non mi rubassero il secchiello e la paletta. Certo, dovrei ripristinare i 10/10 di vista del 1997 per stare attenta a quel livello che non si prendano il tipo che ho adocchiato, e questo è un problema dei vent’anni, ma ci arriveremo gradualmente.
Sei anni: il clamoroso ingresso alle elementari. Dio, io me lo ricordo benissimo, avevo dei capelli oscenamente lunghi, una gonna blu a pieghe e una camicetta bianca. O forse una maglietta, non lo so. Ero la bambola giocattolo che mia mamma non aveva mai ricevuto in dono negli anni Sessanta, e da tale me ne andavo, illusa e felice, in giro per il paese. Anche a scuola, sì.
Il mio problema a sei anni era collezionare amichette che puntualmente mi mandavano a quel paese perchè invidiose dei miei vestitini principeschi e della mia ottima condotta (in realtà anche io volevo saltare da un banco all’altro, correre per il campetto e saltare con la corda in cortile di nascosto, ma ero grassa e non ci riuscivo), e questo è ancora un grosso problema per i bambini del 2013, almeno della stessa gravità del fatto di non avere ancora l’iPhone.
A dodici anni ero già molto più matura, e anche le mie amichette. Che non erano più invidiose di me, forse perchè sfioravo l’obesità e mio padre aveva una macchina con la vernice sbiadita, i miei capelli erano stati tagliati ed erano gonfi, ricci, indomabili. Provateci voi ad andarvene in giro a dodici anni con un’acconciatura stile Cugini di Campagna. Ne deriva che il mio grande problema a quell’epoca, parliamo del 2005, era l’essere tristemente molto POCO POPOLARE, dopotutto la nuova ossessione mi stava già contagiando, quella di emergere dalla massa, non me ne voglia D’Annunzio per avergli soffiato la filosofia di vita, con l’ingenuità dei miei 12 anni, sprecati a guardare video dei Green Day su Music Box. A tutte le ore.
A quindici anni ero magra, mio padre aveva una Lancia K 2,0 e io non dovevo più preoccuparmi nè dei capelli (avevo le extensions), nè della macchina. E nemmeno dei video dei Green Day, che avevo sostituito con i Pink Floyd e Dire Straits perchè erano più “cool” (sì, avevo iniziato a studiare lingua inglese).Peggio che mai: ero persa per un tipo che mi avrebbe volentieri tagliato le gambe, in modo che non potessi più CASUALMENTE ritrovarmi sotto casa sua a mezzanotte, piagnucolante e con i pantaloni zuppi della saliva del suo cane che l’aveva scambiata per un osso giocattolo. Eppure non ero così magra, che diamine.
L’amore adolescenziale: grande problema.
A diciotto anni è arrivato l’incubo della patente: non l’ho ancora presa, e i 21 anni mi stanno salutando laggiù, stanno camminando verso di me non più così lentamente. Ribadisco, pessimo.
Nel 2013 a diciotto anni si deve prendere la patente, perchè vi giuro che stare tutte le volte a chiedere un passaggio alla tua miglior amica (peggio ancora: a mio padre, che non ha nemmeno più la Lancia! Oh, DIO!) per fare un innocuo giro in centro, in via Livorno, ma del tutto casualmente dico, è davvero umiliante. Fatelo. Prendetevi questa benedetta patente.
Dopo il diploma (tragico: 18,19, 20, 23 anni??) il problema esistenziale è:
– Università
-Corso post-diploma
-lavoretto (ce ne sono ancora?)
-nullafacenza a tempo indeterminato (lo so che è gradevole, ma non fatelo)
Io mi sono rifugiata nella quarta opzione, che ho molto ironicamente evitato di scrivere in elenco, e cioè prendermi un anno per decidere.
Questo sì che è un problema, anche perchè mi sono rimasti solo 11 mesi di nullafacenza…Pessimo.