La febbre del sabato sera 

Gente, vi scrivo dal divano con davanti il libro di diritto romano, strapieno di lemmi sconosciuti al mio quoziente intellettivo e al mio diploma di ragioneria. Sono armata di Vicks Inalante bastoncino nasale che mi permette di affrontare le ore senza morire privata del respiro dall’influenza che sembra non passare (mi chiedo se potrò mai abituarmi a parlare senza pronunciare mai la N o la M) e incazzata perché neanche oggi David Gandy mi ha scritto (non mi sembra il caso di farlo io per prima, sapete, la dignità no?). 

Quando vi lamentate delle file in discoteca, dei cocktail cari come la bolletta della luce in uno showroom di lampadari, del freddo da patire per l’ostinazione a non voler portare le calze color carne  (avete ragione), pensate che c’è di peggio. 

Il mio cocktail del giorno è la Tachifludec gusto limone.

La partita di pallone

tumblr_n169meOsYF1rxq5upo1_500

Ho bisogno di te ma tu non ci sei mai.

Classico. Lo so, a leggerla sembra la solita frase di rimprovero, quella che tutte le donne prima o poi si ritrovano a gridare in faccia al proprio uomo, magari rompendo i piatti e saltando sui cocci, o camminando con rabbia mentre lui guarda tranquillo il derby alla tv, anzi alza il volume perchè non sente i commenti, oppure per telefono, mentre lui guida tranquillo sulla 131, guardando davanti a sè sentendosi un leone, un dio greco, ed è tutta colpa della donna che prima (quando non aveva bisogno di lui o ancora non glielo aveva spiegato) lo elogiava di continuo, lo trattava come un bambinone preparandogli pane e Nutella mentre guardava la partita con le stesse squadre (allora era l’andata, quando già gli rimprovera l’assenza si è come minimo al ritorno…) e gli diceva “sei la cosa più bella che mi sia capitata, amore mio”, ma lui annuiva e mica vi ascoltava cazzo, cioè stava per segnare la sua squadra del cuore, e la Nutella gli colava da lato destro della bocca, ma la donna lo vedeva bellissimo, perchè ancora non era passato abbastanza tempo da fargli capire che QUANDO GUARDA LA PARTITA NON DEVE FIATARE, NEMMENO PER SPIEGARE COSA HA SPALMATO SU QUELLE FETTE DI PANE, CHE SIA NUTELLA, BURRO D’ARACHIDI, BAGNOSCHIUMA FELCE AZZURRA O MAIONESE ALLO YOGURT, NON FA NESSUNISSIMA DIFFERENZA.

Io personalmente appartengo alla rinomata folla di cretine che nel primo periodo  fa tutto, e dico tutto, è capace di andare a vederlo giocare partite di calcio di squadre ignote persino al proprio dirigente, ventinovesima categoria girone H, stare lì a guardare quei cosi in pantaloncini che sfidano il freddo siberiano-nuorese (è la stessa identica cosa) e corrono da una parte all’altra del campo, appassionarsi alla sfida dietro la palla, imparare cos’è un calcio di rigore e tutte quelle cose lì, per fare bella figura dopo davanti alla pizza messicana, e dirgli “sei stato grande. Mi ecciti quando giochi”, e un po’ è vero insomma, belle gambe, begli occhi, non so cosa c’entrassero gli occhi con i goal mancati, ma tanto anche se la squadra del proprio amore perde in un 12-0 non è rilevante, perchè non esiste alcun giocatore migliore di lui, e poi è bello, il pane con la Nutella se lo merita tutto.

Poi un giorno, a volte, finisce.

E maledici tutte le volte in cui ti è venuta la depressione perchè non trovavi nessuno che ti facesse compagnia per andare a guardare le partite di uno che poi ha fatto armi e bagagli e se n’è andato a vivere a 250km (con un’altra, mica con te), e a te rimangono ancora i geloni da curare (lui non c’era, era agli allenamenti. O facendo goal con l’altra. Ma dove cazzo eri tu?), una felpa blu della squadra dove aveva giocato mezza stagione quando era un adolescente (quindi a 26 anni) per bene (poteva bere tutta la birra che voleva, guidava l’amico del cuore sfigato senza donna), e puoi ricominciare a piangere sul divano scozzese della nonna mangiando gelato al mascarpone al quale hai aggiunto il miele e la Nutella avanzata,  e secondo me pure i biscotti secchi, che hanno meno calorie delle Gocciole. Ovviamente guardi Top Gun e L’uomo della Pioggia, perchè Tom Cruise gli somigliava.

Ma vuoi paragonare? Tom Cruise con Lui, con i pantaloncini del calcio e la Nutella sul labbro inferiore? Molto meglio lui, no!

 

Sentimenti fritti

Scrivo dopo tanti giorni, tanti giorni pensierosi e hallowenieschi. Un po’ ne sono contenta, dopotutto questi giorni mi sono guadagnata un Ipod nuovo di zecca, e a meno di 24 ore dall’acquisto quello vecchio, che è moooooooolto più bello di quello nuovo, ha misteriosamente ripreso a funzionare (questo mi ha turbato: lo davo per morto, invece dev’essere stato proprio qualche morto che si è posseduto del mio aggeggio tecnologico, ridandogli vita); ho inziato a leggere un romanzo di Amanda Filipacchi che mi fa morire dal ridere, mi è venuta un’idea strepitosa per un nuovo romanzo, e tutto senza aver mangiato un solo grammo di zucca.

Io odio la zucca. Non mangio mai la zucca, io.Non penserete mica che sia una di quelle che ingurgitano di tutto eccetto che i vegetali, spero. No. Io sono molto brava a dedicare anima e corpo alle diete scrupolose e piene zeppe di verde, con insalata di spinaci freschi per antipasto e zuppa di carote per primo, asparagi lessi per secondo e finocchi crudi per contorno. Ma poi mi stufo, alle due mi viene un buco allo stomaco e incomincio a fare una delle seguenti cose: pensare o ingurgitare di tutto eccetto che i vegetali. Tradotto: toast.

Confetti, a volte. Il mio lavoro me lo permette.

Nel caso in cui dovessi invece optare per “pensare”, la situazione si risolve in modo molto più tragico. Vi do un’idea.

Mi rinchiudo in camera. Prendo l’iPod e comincio ad ascoltare Bryan Adams, Mango, Nino D’Angelo, Ramazzotti e tutto quanto ciò che richiede un grosso dispendio di energia lacrimali. Insomma: divento una fontana vagante, rinchiusa dentro quattro mura, tappezzate di armadio, quadri e scaffali con romanzi. E foto. Tante foto.

A quel punto mi viene in mente che se sostituissi i miei pasti con questi momenti di pensieri (della serie: se gli avessi detto così anzichè cosà, se fossi andata anzichè starmente a casa, se fossi rimasta a casa anzichè andare e via dicendo), avrei probabilmente una taglia in meno. Non che la M di Terranova mi dispiaccia, trovo sempre tutto, jeans compresi. Ma insomma, voglio dire, sai che differenza andare con il Tipo a mangiare fuori e potersi permettere qualche succulento piatto senza sensi di colpa anzichè stare lì ad assaggiare il risotto col pensiero “oddio, domani devo andare da Terranova e dovrò cercare dei jeans taglia L!!!), e questo non perchè me ne vergognerei, meglio avere un corpo che non avere un cervello perchè lo si è smaltito nel periodo di digiuno (che paraculo che sono cazzo, dopotutto cosa ne so, io mica ne ho uno), ma perchè tutte noi donne siamo intimidite dallo shopping “oltre” la nostra normale taglia. Perchè ingrassare ci spaventa così tanto? Ci spaventa più del nostro ragazzo che va sempre in quel bar dove c’è quella troietta che lo guarda con gli occhi maliziosi, più del conto in banca che va in rosso, più di Uomini e Donne che finisce, più dell’offerta dell’anticellulite che è finita l’altro giorno. Perchè?

Io mi ci metto in mezzo, e sto seriamente pensando di rinchiudermi in camera a pensare a cosa diamine potrei fare per riaccaparrarmi una certa “cosa”….Ma poi mi viene fame.