Per ispirarmi a tema giornaliero senza troppi problemi, ho scelto di partecipare a questa sfida che va di moda ultimamente e che anche voi a casa, se vi piace scrivere, potete cogliere al volo: si tratta di un elenco (di varia misura: da 30 a 50 giorni o anche di più) di argomenti da trattare con un semplice articolo o un testo anche argomentativo. Sui social potete trovarle digitando nella barra di ricerca WRITING CHALLENGE, ve ne appariranno moltissime tutte diverse e anche con elenchi mensili a seconda di quando volete iniziarla. In quella che ho scelto io il tema del primo giorno è quella dei problemi causati dall’uso quasi morboso dei social media, ossia tutti quei mezzi di comunicazione che permettono la condivisione tra utenti di testi, immagini, filmati e audio.
Il metodo di comunicazione tipico del secolo scorso è stato quello offerto dai canali che si sono introdotti nelle nostre case: dal giornalismo moderno (Vogue, Glamour, Focus, varie riviste di Gossip, Storica, Architectural Digest, Cronaca Nera, settimanali vari), alla radio (la definirete sorpassata solo se non conoscete Camihawke e la televisione. A partire dagli anni duemila è esploso invece un contenitore di possibilità tutto nuovo e immediato che permette di effettuare comunicazioni prima impensabili, condividendo foto all’istante da una parte all’altra del mondo, messaggi lunghi come lettere, farsi conoscere aprendo blog e canali come avviene su YouTube, dove molti sono diventati famosi a spese praticamente irrisorie e che oggi vengono citati dai giovanissimi addirittura come soggetti d’ispirazione, la loro influenza non diffonde le mode ma le crea, ed è da lì che parte l’evoluzione culturale e sociale. Sarà anche vero che loro creano la moda, ma grazie a noi, al nostro seguito, al nostro click sui video dove ci mostrano i loro acquisti, i loro prodotti di bellezza e le loro esperienze di viaggio.
L’uso costante di questi mezzi di comunicazione quali social network e simili secondo me ha una quantità non numerabile di vantaggi, e non soltanto perché tali mezzi mi hanno concesso di lavorare, ma perché non ammettere che la comunicazione A DISTANZA è diventata semplice, emozionante e immediata come bussare al vicino di casa per chiedere un pizzico di sale significherebbe essere bugiardi e retrogradi.
Tuttavia, e qui inizio a stilare il mio breve elenco con qualche problema che secondo me il mondo social ha creato:
1. Il facilitare la comunicazione a distanza ha in qualche modo penalizzata quella a tu per tu fatta di tè caldi bevuti in caffetteria alla fermata del treno, dei pomeriggi seduti in cameretta con la compagna di banco a parlare del tipo di quinta che piace a tutte ma non se ne fila nessuna perché è un egocentrico illuso, andare da qualche cugina a guardare un film o semplicemente per chiedere come va. Oggi si fa una foto al proprio compito di inglese e lo si invia con Whatsapp affinchè venga copiato senza troppi problemi, si invia un audio dove si dice che si sta guardando la replica di Titanic e si chiede come va alla zia che non vediamo da due anni e mezzo scrivendo un messaggio in bacheca su Facebook. Se ha migliorato dunque la comunicazione, per un certo verso potrebbe averla peggiorata ma non perché il mondo tecnologico odierno sia pericoloso in sé, ma perché alcuni utenti hanno assorbito in maniera errata i suoi vantaggi traslandovi anche dove non era necessario: penso che se ho voglia di vedere mia zia che abita a tre chilometri posso farmi una bella passeggiata e andarla a trovare piuttosto che metterle un cuore in bacheca. Se ho difficoltà al compito posso andare dalla mia compagna di corso e chiederle di spiegarmi quel grafico, senza copiare dalla foto del suo.
2. Tendiamo a isolarci sprecando il nostro tempo– recentemente ho notato il post di una pagina molto famosa dove si vede una bambina di circa dieci anni con il nonno in una gelateria o forse rosticceria, non so bene poiché mi sono concentrata sul senso dello scatto. La bambina era tutta intenta a guardare dei video al cellulare, uno smartphone di centinaia di euro, e il nonno la guardava seduto senza fare niente, privo delle attenzioni che noi invece vent’anni fa riservavamo con affetto ai nostri anni, per chi ha avuto l’immensa fortuna di conoscerci. Io con mia nonna mi sedevo sul divano e ascoltavo i suoi racconti sulla guerra, sulla fame, sull’epoca passata, e immaginavamo un futuro che lei non ha avuto occasione di vivere. Se avessi passato i miei pranzi insieme a lei a giocare col telefono forse non l’avrei amata tanto come l’amo ora, che non è più con me, ma con cui so di non aver sprecato un solo secondo. Quindi genitori specialmente: educate i vostri figli a usare il telefono, se proprio dovete dargliene uno, quando non hanno occasione di trascorrere del tempo con persone che un giorno saranno altrove. Purtroppo vale anche per situazioni meno drammatiche, se uscite in coppia a capodanno e mentre servono il panettone voi state parlando con la vostra amica delle scarpe di una ragazza che canta al karaoke, avete veramente colto il lato errato della modernizzazione.
3. Siamo diventati dipendenti, ossessionati e insaziabili– Vogliamo tutti l’iPad, non dite di no. Vogliamo questa tavoletta luminosa dalle mille funzionalità, e vogliamo un telefono con la frutta tatuata sul didietro per connetterlo alle luci della nostra stanza, alla televisione, per videochiamare anche chi è nella stanza di fianco alla nostra, ogni anno abbiamo bisogno di un telefono nuovo, il cui schermo ha un’aspettativa di vita relativamente bassa se rapportata all’uso che ne facciamo, e ogni pezzo che acquistiamo ci fa venire voglia di cercarne un altro da sincronizzare.
4. Siamo perennemente reperibili e litighiamo di più- Se possiamo da un lato selezionare la modalità aereo, è vero che non possiamo certo (anzi, quasi quasi bisogna provare, secondo me…) rimanere isolati. Un po’ perché se siamo in modalità aereo non possiamo nemmeno navigare in rete guardando le cose che ci piacciono, come film o siti di abbigliamento, articoli di politica o recensioni di libri e insomma farne anche un uso culturale. Inviare un messaggio e specialmente vedere che l’interlocutore online non ci risponde scatena guerre degne di un ritorno agli anni Quaranta: mi capita spesso di non avere voglia di parlare e ammetto che ricevere messaggi sentendomi in obbligo di rispondere mi causa una certa ansia, tanto da rimpiangere la cara vecchia cabina telefonica o i gettoni. Evitate il pressante “COME MAI NON MI RISPONDI”, per favore…
5. Siamo più invidiosi e frustrati– L’era di Instagram credo sia sinonimo di frustrazione. Passiamo molte ore al giorno quasi senza accorgercene a spiare chi ha più di noi, cuocendo il nostro povero fegato, invidiando la borsa appena comprata dalla nostra coetanea, la gita in battello della vicina di casa, la torta alla frutta della ex del nostro fidanzato (in compenso faccio un risotto ai frutti di mare eccellente, e sì in questo caso faccio mea culpa), il taglio di capelli di una sconosciuta e la villa a Positano di qualche personaggio famoso. Dovremmo guardare queste foto per trarne al massimo ispirazione, migliorarci, seguire i buoni esempi e rimandare la visione di contenuti stupidi o negativi. Su Instagram e Twitter ho conosciuto anche molti artisti e ho imparato ad abbinare meglio qualche vestito, trovato la motivazione per studiare materie noiosissime e preso nota di posti da visitare al prossimo viaggio. Vi dirò: dedicate meno tempo a rodervi il fegato e sbavando sulle foto degli altri ma impegnatevi per raggiungere anche voi questi obiettivi.
Comunque giuro che un giorno riuscirò a fare quella maledettissima torta.